Nuova terapia per la colangite biliare primitiva: Acido Obeticolico associato ad Acido Ursodesossicolico


La colangite biliare primitiva è una malattia epatica cronica ad eziologia autoimmune, che colpisce più frequentemente pazienti di sesso femminile ed insorge in genere tra i 40 e i 50 anni.
La colangite biliare primitiva è una malattia rara, che ha una prevalenza di 21 casi su 100.000 persone, e una incidenza di 3 su 100.000 l'anno a livello globale.

In Italia si stima una prevalenza di 28 casi su 100.000 persone e una incidenza di 5.3 casi su 100.000 persone l'anno.

Sulla base di una elaborazione statistica nel biennio 2014-2015, 412 pazienti avevano una diagnosi di colangite biliare primitiva e, tra questi, 134 sono stati considerati nuovi casi.
La popolazione con colangite biliare primitiva è risultata per lo più costituita da pazienti di sesso femminile ( rapporto 4.5:1 tra sesso femminile e sesso maschile ) e l’età media è risultata essere pari a 64.6 anni.
Le comorbidità più comunemente riportate sono state l'osteoporosi ( 21.5% ), l'ipotiroidismo ( 13% ), il diabete mellito ( 12.7% ) e le malattie autoimmuni del tessuto connettivo ( 6.1% ).
Riguardo alla terapia farmacologica, l’88.4% dei pazienti era in trattamento, e tra questi il 92% assumeva Acido Ursodesossicolico ( UDCA ), unico farmaco che era disponibile per la terapia della colangite biliare primitiva.

La cirrosi biliare primitiva, anche nota con i nomi di colangite cronica non-suppurativa o di colangite autoimmune, è stata scoperta nella metà del 1800.
In passato, la patologia veniva diagnosticata in fase avanzata. Oggi, grazie alle attuali tecniche diagnostiche, la malattia viene riconosciuta nella maggioranza dei casi in fase iniziale, quando il quadro epatologico non è evoluto in cirrosi.

La colangite biliare primitiva è una malattia cronica autoimmune del fegato che interessa i piccoli dotti biliari. Queste strutture costituiscono una rete microscopica di canalicoli deputata a trasportare la bile, prodotta dalle cellule epatiche, nelle vie biliari maggiori e nella colecisti, dove viene immagazzinata per poi essere riversata nell'intestino.
La bile è una soluzione contenente diversi composti tra cui i sali biliari, necessari per la digestione e per l'eliminazione della bilirubina e del colesterolo.

Nella colangite biliare primitiva il sistema immunitario aggredisce per errore le cellule dei piccoli dotti biliari provocandone la progressiva infiammazione e cicatrizzazione.
L'infiammazione si estende alle cellule epatiche vicine, e il tessuto danneggiato viene sostituito da tessuto cicatriziale ( fibrosi ).
E' stato scoperto che alcuni fattori genetici, come ad esempio il sesso femminile, ed alcuni fattori ambientali, come l'aver contratto determinate infezioni, possono avere un ruolo nel provocare questa patologia.

La popolazione maggiormente interessata sono donne tra i 40 e 60 anni di età.

La colangite biliare primitiva ha un decorso lento e la terapia può rallentarne la progressione. Solo una parte dei pazienti presenta alla diagnosi la cirrosi, il quadro avanzato della malattia epatica, o progredisce verso di essa.

Molti pazienti affetti da colangite cronica primitiva non presenta sintomi, soprattutto nelle fasi iniziali della malattia. Quando sono presenti, i più comuni sono: prurito diffuso o localizzato, senso di affaticamento, secchezza della bocca e degli occhi.
Nelle fasi avanzate della malattia compaiono i tipici segni e sintomi della cirrosi, comuni a tutte le forme di danno cronico del fegato che portano a tale stadio: depositi di colesterolo perioculari ( xantelasmi ) e a livello delle articolazioni e dei palmi dei piedi e delle mani ( xantomi ), dolore addominale, dolore muscolare e articolare, colorazione gialla della cute e degli occhi ( ittero ), gonfiore alle caviglie e ai piedi ( edemi ), accumulo di liquido in addome ( ascite ), sanguinamento gastrointestinale causato dalla rottura delle vene dell'esofago, confusione mentale e rallentamento motorio ( encefalopatia porto-sistemica ), stato di denutrizione.

Altre patologie, con le loro manifestazioni, possono talvolta essere presenti insieme alla colangite biliare primitiva, come, ad esempio alcune patologie autoimmuni ( sindrome di Sjogren, disordini autoimmuni della tiroide, sclerodermia, artrite reumatoide, etc. ) e l'osteoporosi.

Poiché negli stadi iniziali della colangite cronica biliare i sintomi sono assenti o lievi, la malattia può essere scoperta solo per la presenza di alterazione degli indici epatici all'analisi del sangue.

La terapia standard per il trattamento della colangite biliare primitiva è rappresentata dall’Acido Ursodesossicolico, un acido biliare, efficace nel prevenire la progressione dell'infiammazione e della fibrosi se assunto dalle fasi iniziali della malattia; viene somministrato quotidianamente per os con dosi variabili in base al peso.
Tuttavia, in una percentuale sebbene minoritaria dei pazienti con colangite biliare primitiva, il trattamento con Acido Ursodesossicolico risulta solo parzialmente efficace o totalmente inefficace, o ancora non-tollerato. Per tali pazienti non v’è stato altro farmaco specifico da poter utilizzare, sino alla introduzione dell’Acido Obeticolico ( Ocaliva ).

Ocaliva trova indicazione nel trattamento della colangite biliare primitiva in combinazione con l'Acido Ursodesossicolico, negli adulti con una risposta inadeguata all’UDCA o come monoterapia negli adulti che non tollerano l’UDCA.
L'Acido Obeticolico è un agonista del recettore farnesoide X ( FXR ), che agisce aumentando il flusso biliare a livello epatico, e sopprime la produzione di acidi biliari, riducendo così l'esposizione del fegato ai livelli tossici di questi acidi stessi.
L'approvazione si è basata sui dati dello studio registrativo di fase 3 POISE, che ha valutato la sicurezza e l'efficacia dell'Acido Obeticolico in 216 pazienti affetti da colangite biliare primitiva con risposta terapeutica inadeguata ad UDCA o che non erano in grado di tollerare quest’ultimo medicinale, e si è dimostrato efficace nel ridurre i livelli dell’ALP e normalizzazione della bilirubina.

In taluni casi la colangite biliare primitiva può condurre a una degenerazione del tessuto epatico e a una cirrosi conclamata.
Per le persone in cui la malattia progredisce a cirrosi, può essere necessario il trapianto di fegato.

Inoltre, la colangite biliare primitiva è spesso associata a forte senso di stanchezza e a prurito.
Esistono alcune terapie possono alleviare questi sintomi, come ad esempio gli antistaminici e la Colestiramina per il prurito, e la supplementazione vitaminica, in particolare la Vitamina-D, per evitare che si riduca la densità minerale ossea. ( Xagena_2017 )

Fonte: Associazione Italiana per lo Studio del Fegato ( AISF ) Meeting, 2017

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